COME TRATTARE             

 

I PAZIENTI AFFETTI DA

 

IPEROMOCISTEINEMIA?

 

Per trattare l'iperomocisteinemia è necessario prima di tutto di astenersi dal fumo di tabacco*, di ridurre il consumo di caffè** e di bevande alcoliche*** ed inoltre è necessario modificare lo stile di vita incrementando l'e- sercizio fisico**** e adottando una dieta ricca di vitamine, in particolare di acido folico, di Vit. B6 e vit. B12.

L'assunzione di vitamine del complesso B può ridurre i li- velli di omocisteina, anche quando sono presenti altri fat- tori.

 

QUALI SONO LE FONTI ALIMENTARI DI ACIDO FOLICO, DI VITAMINA B6 E DI VITAMINA B12?

 

L' acido folico si trova in prevalenza negli alimenti vege- tali  a foglia larga e scura. Vedi la seguente tabella.

ALIMENTI E CONTENUTO DI ACIDO FOLICO
ALIMENTI E CONTENUTO DI ACIDO FOLICO

La vitamina B6 è presente nei prodotti di origine ani-male e vegetale. Essa può facilmente degradare con la cottura, con la refrigerazione e con l' inscastolamento de-gli alimenti.

ALIMENTI E CONTENUTO IN VITAMINA B6
ALIMENTI E CONTENUTO IN VITAMINA B6

La vitamina B1 può essere sintetizzata in natura solo da batteri, funghi e alghe, per cui è presente esclusivamente nella carne, nel pesce, nelle uova, nel latte, nei mollu-schi, ect. Le vitamine del gruppo B aiutano a mantenere sane le cellule nervose ed i globuli rossi; sono inoltre necessarie per sintetizzare il DNA, cioè il materiale gene-tico presente in tutte le cellule.

La vitamina B12 è legata alle proteine del cibo e l’ acido cloridrico presente nello stomaco ne permette la sepa- razione durante la digestione. Una volta rilasciata la vita- mina B12, prima di essere assorbita nel flusso sanguigno si combina con una sostanza chiamata fattore intrinseco di Castle (IF). È presente, seppure in piccolissime quan- tità, in tutti gli alimenti di origine animale per l’accumulo delle quantità sintetizzate dai batteri. Il fegato ne è par- ticolarmente ricco. Il corpo umano deposita la vitamina b12 in quantità che valgono per diversi anni, quindi il deficit nutrizionale di questa vitamina è estremamente raro; gli anziani sono i soggetti più a rischio carenziale. Tuttavia la carenza può derivare non dalla mancanza, ma anche dall’ incapacità ad utilizzare la vitamina B12; i vegetariani rigorosi che non assumono adeguate quanti-tà di vitamina B12 sono soggetti a rischio di carenza.

ALIMENTI E CONTENUTO IN VITAMINA B12
ALIMENTI E CONTENUTO IN VITAMINA B12

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*La nicotina interferisce con il metabolismo dei folati e ne limita l' assorbimento.

 

**Elevate concentrazioni di caffeina interferiscono con l' assorbimento di vitamine del compresso B.

 

***Alcuni studi hanno messo in relazione diretta l'incremento plasmatico di omocisteina e il consu- mo di alcool.

 

****E' stato dimostrato che l' esercizio di tipo ae- robico ha effetti positivi nei soggetti con iperomo- cisteina.

 

***** Il fattore intrinseco di Castle è una glicoproteina  secreta dalle cellule parietali delle ghiandole ossintiche, nella mucosa gastrica. Fu scoperto dal medico americano William Bosworth Castle. La secrezione del fattore intrinseco è l' unica funzione gastrica essenziale per la vita dell' uomo. I fattori che possono provocare carenza di questo fattore sono le malattie autoimmuni, l' alcolismo, le gastriti e, in pratica tutti i danni della mucosa gastrica. Il fattore intrinseco di Castle favorisce l' assorbimento del ferro e della vit B12 (fattore estrinseco) dal cibo e la digestione delle proteine. La perdita delle cellule che lo secernono, determina la comparsa dell' anemia perniciosa (anemia megaloblastica, ipercromica, cronica e progressiva dell' adulto)

 

 

In sintesi i fattori che determinano iperomocisteinemia sono:

 

• Fattori Genetici

 

• Fattori Alimentari

 

• Patologie Renali

 

• Altre condizioni patologiche.

 

È importante mantenere i livelli plasmatici di omocisteina nella norma perché l’iperomocisteinemia:

 

• favorisce l’aterosclerosi;

 

• aggrava lo stress ossidativo;

 

• riduce la vasodiltazione;

 

•aumenta l’attivazione, l’adesione e l’aggregazione piastrinica favorendo il rischio di trombosi.

 

È stata osservata una stretta correlazione tra la carenza di alcune vitamine quali:acido folico,vitamina B6 e B12, e i livelli plasmatici di omocisteina. Questa è la ragione per cui bisogna porre particolare attenzione all’assunzione quotidianamente  di tali micronutrienti.

 

Le modifiche dello stile di vita dovrebbero essere prese in seria considerazione in tutti i pazienti: sia nei soggetti con iperomocisteinemia borderline (10-12 µmol/L), che in quelli che richiedono un trattamento  con supplementa-zione vitaminica.

 

Come modificare lo stile di vita?

 

Mediante:

 

incremento dell’apporto di frutta e verdura;

 

abolizione del fumo;

 

incremento dell’attività fisica;

 

riduzione del consumo di alcool;

 

riduzione del consumo di caffè.

 

La dieta per iperomocisteinemia deve provvedere al rag-giungimento dei livelli raccomandati di acido folico, coba-lamina (B12), piridossina (vit B6),  riboflavina (vit B2) e zinco.Una dieta carente in uno di questi principi nutritivi determina l'innalzamento del rischio di iperomocisteine-mia; sono state riscontrate  significative alterazioni dei livelli di omocisteina nei soggetti che adottano una dieta vegana, e nei soggetti dediti all'alcool e nei tabagisti.

 

La dieta deve comprendere: carne, uova e pesce per un corretto apporto di cobalamina, ed ortaggi (soprattutto a foglia verde crudi) per raggiungere i livelli minimi di acido folico.La riboflavina e la piridossina sono quasi ubiqui-tarie,tuttavia, consumando quotidianamente una porzio-ne di latte si garantisce l'introito di vit B2, mentre la B6 si trova in forma più disponibile nelle carni che nei vegetali. 

 

È bene ricordare che non esiste un solo alimento che contenga tutte i nutrienti nella giusta quantità e che sia quindi in grado di soddisfare da solo i nostri fabbisogni nutrizionali. Pertanto il metodo più semplice e sicuro per garantire, in misura adeguata, l’apporto di tutti i nutrienti indispensabili, è quello di variare il più possibile le scelte seguendo una dieta equilibrata.

 

È stato comprovato che l’introduzione di vitamine del gruppo B e in particolar modo di B6, B12, e Acido Folico, diminuisce in modo significativo il valore plasmatico di omocisteina riportandolo ai valori di riferimento consi-gliati.

 

I folati devono essere somministrati nella fase pre-clinica dell'aterosclerosi. Un aumento dei livelli ematici di omocisteina, che è un amminoacido solforato, si associa ad una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari, soprattutto trombotici e questo sia nella popolazione generale, che nei pazienti con insufficienza renale cronica, soprattutto in fase uremica. Questi ultimi presen-tano un’altissima prevalenza di iperomocisteinemia, con concentrazioni di 20-40 μM (v. n. 8-12 μM). L’idea che i folati, che riducono l’omocisteinemia perché entrano nella via metabolica della rimetilazione dell’omocisteina a metionina,possano essere utilizzati con successo nei suddetti pazienti,è stata messa in dubbio dallo studio HOST, che ha rivelato che il trattamento a lungo termine non ridue gli eventi cardiova-scolari. I risultati dello studio HOST farebbero propende-re per l’ipotesi che il peso cioè dei vari fattori di rischio di accidenti cardiovasco-lari, sia tale che non ci si può aspettare una riduzione con il trattamento con folati una volta che il danno si sia instaurato.

 

Altri studi sono a favore dell’idea che i folati siano ef-ficaci solo quando la lesione ateromasica non si sia già instaurata. Nello studio di Hodis et al, gli Autori conclu-dono che la supplementazione con vitamine del gruppo B ad alte dosi riduce significativamente la progressione dell’aterosclerosi subclinica, misurata con la valutazione dello spessore intimale carotideo in soggetti a basso rischio per malattia cardiovascolare, che abbiano una omocisteinemia basale maggiore o uguale a 9.1 μM. Nel Bogalusa Heart Study, che ha misurato la rigidità delle arterie di grande calibro come aorta-femoral pulse wave velocity (af-PWV) utilizzando l’ecocardiografia Doppler, in una coorte di giovani adulti asintomatici, sia bianchi che neri, l’omocisteinemia correlava significativamente con la af-PWV. Inoltre gli effetti favorevoli dei folati nei confronti dell’ ictus cerebrale, venivano confermati al contrario di ciò che risultava dallo studio HOPE 2. Un’analisi aggiuntiva su questi dati ha dimostrato un chiaro beneficio. Infatti, nello studio di Saposnik et al., la terapia con folati e vitamina B12 e B6 riduce l’incidenza di ictus, anche se non riduce la gravità di esso. In un’analisi dei sottogruppi, i pazienti con età inferiore a 69 anni, provenienti da regioni senza supplementazione dei cibi con acido folico (che sono essenzialmente Stati Uniti e Canada), con livelli basali più alti di colesterolo ed omocisteina e quelli che non ricevevano farmaci antiag-greganti piastrinici o ipoli-pidemizzanti, presentavano un beneficio significativo. Il rischio di ictus sembra quindi suscettibile di modifica grazie alla terapia con folati. A tutti questi studi, si aggiunge quello di de Ruijter et al, in cui gli Autori dimostrano che l’omocisteinemia identifica accuratamente,in una popolazione di soggetti molto an-ziani e senza anamnesi positiva per malattie cardiova-scolari, quelli più a rischio di mortalità cardiovascolare. In effetti, è già noto che i fattori di rischio classici di Framingham non sono di alcuna utilità in questa popola-zione, anzi il loro potere predittivo diminuisce con l’età. Il fatto che l’omocisteinemia rimanga anche in questa po-polazione l’unico predittore indipendente, avvalora il con-cetto che quest’ultima sia importante soprattutto quando la malattia non è conclamata.

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Oper.medici e tecnici dell' U.O. di Cardiologia Riabili-tativa dell' Az. Osp. Mater Domini Catanzaro.
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